mercoledì, febbraio 16, 2011

Nessun uomo è un'isola.

Nessun uomo è un'isola, intera per se stessa; ogni uomo è un pezzo del continente, parte della Terra intera; e se una sola zolla vien portata via dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io son parte vivente del genere umano. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te. (John Donne)

Questa profonda e all'apparenza un po' macabra riflessione di John Donne, più che della morte parla dell'interdipendenza.
L'interdipendenza è un concetto ormai completamente alieno alla nostra quotidianeità. La prova la si ha ogni giorno vedendo sempre più persone convinte di essere un'isola comportarsi come se fossero le uniche sulla faccia della terra, muovendosi e agendo incuranti del fatto che la loro vita dipende anche dagli altri. Non servono grandi ingiustizie, bastano le piccole azioni quotidiane portate avanti ignorando l'esistenza di un mondo di persone che ci circondando per erodere lentamente una "zolla".

Dal parcheggiare fuori le righe rubando parcheggi agli altri, e qualche volta nel gruppo "sfigato" degli altri potresti esserci tu, all'essere un po' stronzo allo sportello dell'anagrafe, sia come impiegato che come utente, perchè qualche volte quello che subisce la stronzaggine potresti essere tu. Questi comportamenti sono dettati più spesso dall'ignoranza che dalla cattiveria, ma generano catene difficilmente interrompibili di ripicche e fastidi, come ritrovarsi l'auto parcheggiata senza curarsi degli altri simpaticamente rigata.

Purtroppo se non riusciamo a capire che non siamo un'isola nelle piccole cose di tutti i giorni difficilmente capiremo di fronte ad eventi più importanti e più grossi di noi che siamo un continente di persone, una parte dell'umanità intera.

Nessun commento:

Condividi